Home Valle dell'Adige (Trento e Rovereto) Torrefazione Bontadi, la più antica d’Italia

Torrefazione Bontadi, la più antica d’Italia

by Francesco

L’aria frizzantina di un mercoledì qualsiasi d’autunno invita ad una passeggiata tra le pittoresche vie del centro storico di Rovereto. D’improvviso, un aroma riempie le narici come una brezza inebriante che giunge da lontano. Naso all’insù, incuriositi, ci dirigiamo alla ricerca della sua origine. Arriviamo in una piccola piazza con al centro una fontana con un bel Nettuno; il profumo si fa sempre più intenso.

Chiediamo alla caffetteria Bontadi che lì si affaccia e, cortesemente, indicando il vicolo adiacente, ci viene risposto: “oggi è giornata di torrefazione!”. L’aroma dolcissimo ormai investe completamente l’olfatto; ricorda antiche atmosfere d’oriente che già avevamo incontrato lungo il torrente Leno, ammirando le architetture arabeggianti della casa dei turchi. Pochi passi ancora e ci troviamo davanti ad un piccolo gioiello di Rovereto. Siamo giunti alla più antica torrefazione d’Italia. Entriamo per scoprire il viaggio di un chicco di caffè.

Storia di Bontadi e della più antica torrefazione d’Italia

Rovereto nel 1790 respira ancora l’atmosfera imperiale. Carlo Bontadi, commerciante di origine bresciana, affascinato dalla piccola ma vivace città austriaca, decide di stabilirsi qui con la famiglia. Il pronipote Oddone, quasi un secolo dopo, inizia a tostare con le prime macchine, oggi in mostra all’interno del museo. Assieme al tempo, di padre in figlio, passano i segreti della tostatura, giungendo fino ai giorni nostri. Il museo del caffè diventa l’occasione per rivivere questa lunga storia attraverso immagini, spiegazioni e macchine originarie. Terminata la visita al museo del caffè il finale prezioso al palato è una piacevole degustazione.

Dove nasce un chicco di caffè?

Il caffè del mattino e quello dopo pranzo sono momenti irrinunciabili della mia giornata. Personalmente, l’aroma di questa preziosa bevanda è un’abitudine che inserisco nelle cose belle di ogni giorno. Tuttavia, pochi conoscono il lungo viaggio che il chicco di caffè compie per arrivare nelle nostre tazzine. 

La pianta di caffè cresce solo lungo la fascia equatoriale, in un’area compresa tra la latitudine 23 nord e 25 sud. Complessivamente esistono oltre 6000 specie e 500 generi di piante di caffè, ma le varietà più coltivate al mondo sono la Coffea Arabica e la Robusta. Il tempo del caffè è lungo e servono circa 3 anni prima che la pianta possa fruttificare adeguatamente. La fioritura è un’esplosione di bianco e un intenso profumo simile al più familiare gelsomino. Il frutto, dall’iniziale color verde, diventa prima giallo e poi, una volta giunto a maturazione, rosso scuro. La raccolta dei frutti del caffè avviene in un unico ciclo oppure, a causa della diversa maturazione, compiendo più passaggi sulla stessa pianta.

Un grande sacco di iuta diventa il custode del chicco di caffè per giungere, dopo migliaia di chilometri, a Rovereto nella più antica torrefazione d’Italia. Qui, avviene il processo di tostatura. I segreti del mastro tostatore non li conosciamo; sappiamo, però, che le piccole gemme nere, opportunamente macinate, diventeranno preziosa bevanda.

Maggiori informazioni:

  • Il Museo del Caffè della Torrefazione Bontadi si trova in Vicolo del Messaggero n. 10, un caratteristico vicolo coperto con sottoportici. Per prenotare una visita guidata, si deve compilare il modulo che si trova sul sito (sezione Museo Co.Bo/visite guidate) .
  • Il link del sito è: https://www.bontadi.it/it/
  • Se si capita in orari in cui non è possibile visitare il Museo del Caffè Bontadi, il nostro consiglio è di degustare una tazzina della bevanda nera nella Caffetteria Bontadi di Piazza Cesare Battisti (conosciuta anche come Piazza delle Oche).

Rovereto ci ha svelato un pezzettino della sua anima più nascosta. Se desiderate approfondire altre chicche vi consigliamo altri due post per scoprire i must imperdibili di Rovereto e un percorso diverso alla scoperta di Rovereto al tempo della rinomata industria della seta.

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