Home Val di Fiemme e Fassa Alta Via “Bepi Zac”, un volo con la fantasia

Alta Via “Bepi Zac”, un volo con la fantasia

by Francesco
Alta Via Bepi Zac - Love Trentino (credits Francesco Serafini)

L’Alta Via “Bepi Zac” è uno spettacolare sentiero attrezzato di cresta lungo le Cime di Costabella, a nord del Passo San Pellegrino, nel gruppo della Marmolada. Il percorso è dedicato all’alpinista fassano Bepi Pellegrin (detto Zac), innamorato di natura e appassionato di storia locale, nonché, un tempo, titolare del Rifugio di Passo delle Selle (2530 m), anche conosciuto come “Bergvagabunden Hütte” ossia rifugio dedicato ai “vagabondi” della montagna. Suggestivo il concetto di vagabondo della montagna che rimanda all’inquietudine zingaresca che scorreva nelle vene dei primissimi pionieri di queste montagne.

E’ fine luglio, ma il termometro segna qualche grado sopra lo 0; la Bepi Zac non ci vuole regalare nulla. Sulle cime di Costabella una leggera spruzzata di neve conferma che, finché il sole non comparirà, sarà freddo. La montagna è anche questo. Si parte!

Tra Grande Guerra e scorci mozzafiato: la bellezza della Bepi Zac

Paesaggisticamente, la ferrata regala scenari mozzafiato che spaziano dalla Marmolada alle Pale di S. Martino, dal Sella al Sassolungo, dal Catinaccio al Latemar. Dal punto di vista storico, Costabella fu un importante caposaldo difensivo del fronte austriaco durante la Grande Guerra. Lungo l’itinerario si incontrano, infatti, numerose testimonianze come trincee, resti di baraccamenti, caverne e fortificazioni. Il percorso è un vero e proprio museo all’aperto che fa rivivere cosa accadde poco più di 100 anni fa su queste cime tra combattimenti, freddo e fame. Imperdibile la deviazione lungo l’alta via Bepi Zac per visitare all’interno del torrione roccioso di Costabella (“Sass di Costabella”) la mostra fotografica“Guerra alla guerra” di Ernst Friedrich, molto cruda e realistica, che risveglia la profonda obiezione a tutte le guerre.

  • Love Trentino - Alta via Bepi Zac

L’alta via è mediamente impegnativa e presenta alcuni passaggi attrezzati e qualche punto molto esposto. L’attrezzatura da ferrata è indispensabile, oltre ad una buona preparazione fisica. La prima parte dal Rifugio di Passo delle Selle fino a Cima Campagnaccia (2737 m.s.l.m.), dal punto di vista tecnico, è più facile, anche per la possibilità, subito dopo Cima Campagnaccia, di anticipare il rientro scendendo a destra per un ripido canale roccioso con corde fisse. La seconda parte, più tecnica, si conclude a forcella Ciadin. Vediamo l’itinerario più nel dettaglio.

Love Trentino - Alta via Bepi Zac

Itinerario dell’Alta Via Bepi Zac

Il punto di partenza del percorso è il parcheggio presso la seggiovia di Costabella a San Pellegrino, raggiungibile in auto da Moena. Utilizzando gli impianti di Costabella si evita il primo tratto di dislivello. Si arriva al rifugio Le Selle (circa un’ora di cammino). Di qui il sentiero si inerpica. In una decina di minuti si presenta l’inizio del percorso ferrato, dove è altamente consigliato l’utilizzo del kit alpinistico. Vari saliscendi conducono ad un prima caverna austriaca dove, tutt’ora, è possibile visitare un ricovero per 12 soldati; gli interni sono rimasti perfettamente conservati, come in una bolla spazio-temporale. I giacigli sui letti a castello e i mobiletti in legno all’interno della caverna sono esattamente come 100 anni fa.

Love Trentino - Alta via Bepi Zac

Giunti a cima Costabella (2731 m, postazione austriaca per mitragliatrice) il percorso diventa esposto ed aereo prima di passare al Sass di Costabella, prima linea italiana sede della già citata ed imperdibile mostra fotografica.
Scesi per una lunga fessura nella roccia, attrezzata con scale e cordini, si guadagna la forcella Ciadin, dove termina la Bepi Zac. Di qui è possibile rientrare al passo San Pellegrino lungo il segnavia 637 B.

Perchè si chiamano Dolomiti e le loro antiche origini geologiche

Le splendide Dolomiti, note anche col soprannome di “Monti Pallidi” per il colore grigio latteo delle sue rocce, hanno origine nella notte dei tempi.

La macchina del tempo ci porta indietro a più di 250 milioni di anni fa. Questa parte di Trentino era un’immensa laguna tropicale. I dinosauri scorrazzavano liberi su lunghe lingue di sabbia, lasciando impronte preistoriche. In alcuni casi fortunosi si sono addirittura conservate fino ai giorni nostri. Presso Rovereto, nel Trentino meridionale, ancora oggi è possibile ammirarle presso il geosito dei Lavini di Marco.

In alcune aree, i mari tropicali e le splendide lagune venivano interrotti da splendidi atolli con formazioni coralline tanto simili agli attuali Caraibi. Tali conformazioni rocciose, spinte verso l’alto dallo scontro tra placche tettoniche, emersero dagli abissi e altro non sono che le attuali splendide Dolomiti.

Devono il loro nome al naturalista francese Déodat de Dolomieu (1750-1801), che, per primo, studiò il particolare tipo di roccia di cui sono composte; il loro caratteristico colore cangiante è dovuto alla loro struttura chimica. Si tratta, infatti, di un agglomerato di carbonato di calcio e magnesio con alta capacità riflettente dei colori, capace di meravigliosi riverberi di luce in albe e crepuscoli indimenticabili.

In breve come arrivare e info importanti

Parcheggio: 🅿️ presso Passo San Pellegrino (seggiovia Costabella) (guarda su maps)
Segnavia sentieri: sentiero E604B, E637, E604A (variante alpinistica E637)
Lunghezza: circa 16 km (con la variante alpinistica) (tempo di percorrenza circa 6 ore andata e ritorno)

Famiglie: 👶
Pet friendly: 🐶
Stagione ideale:🌸☀️🍂

📍 CLICCA QUI per impostare Maps ed arrivare direttamente al punto di partenza

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